L’idea di sport come strumento educativo, capace di dedicare attenzione alla persona prima che all’atleta, senza esercitare pressioni legate al risultato finale. È questo uno degli elementi distintivi dell’azione delle Polisportive Giovanili Salesiane ed è questa la stella cometa che ha guidato i lavori di “Scommettiamo sullo sport che educa”, il convegno che ha avuto luogo presso l’Hotel Kursaal di Cattolica (16-18 maggio) con la partecipazione di oltre 130 persone tra atleti, tecnici, dirigenti e relatori. L’evento ha chiuso il cammino di “PGS Abracadabra: la magia dello sport che crea comunità”, il progetto realizzato dalle PGS con il contributo del Dipartimento per lo Sport e finalizzato alla realizzazione di centri aggregativi in tutta Italia con l’adesione di 107 società e il coinvolgimento di 145 tecnici e 5.350 atleti.
“Voglio ringraziare il Dipartimento per lo Sport e l’ufficio progetti PGS che ha sviluppato un’idea vincente e che è stata sposata e ritenuta meritevole di un finanziamento importante”, ha detto il Presidente Nazionale delle Polisportive Giovanili Salesiane, Ciro Bisogno. “La progettazione ci lascia un metodo di lavoro” – ha aggiunto -. “Se il progetto è vincente e ha lasciato un’eredità, lo vedremo in futuro, ma di questo ne sono convinto perché stiamo percorrendo un percorso fatto di costruzione di reti. Non dobbiamo dire ‘siamo i più bravi’, dobbiamo mettere in rete la nostra identità con gli altri. La progettazione ci insegna a costruire ponti, valorizzando la grandezza delle risorse delle associazioni. Sono grato a chi ha creduto in questa modalità di lavoro, dobbiamo continuare ad andare avanti in questa direzione”.
Sabato i lavori sono stati aperti dai saluti istituzionali del Sindaco di Cattolica, Franca Foronchi: “Ringrazio le Polisportive Giovanili Salesiane per aver scelto la nostra città. Le istituzioni devono supportare quelle associazioni e famiglie che rappresentano una comunità educante capace di comprendere quando è necessario fare un passo verso qualcuno”.
Nella giornata di sabato 18 maggio l’Hotel Kursaal ha ospitato la tavola rotonda ”Qual è la magia che rende educativo lo sport?”, aperta da un video testimonianza di giovanissimi atleti chiamati ad elencare le emozioni vissute durante la pratica sportiva. “Le emozioni nelle quali mi sono rispecchiato maggiormente sono gioia, libertà e felicità”, ha commentato dopo la visione Valerio Vermiglio, ex capitano della nazionale di volley e argento olimpico ad Atene 2004, oggi mental coach e ambassador di FIPAV e Sport e Salute. Presente anche Silvio Premoli, Professore Ordinario in Pedagogia generale e sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: “La potenza dello sport tiene insieme i pezzi delle persone. Ci sono altri contesti che ci chiedono solo di utilizzare una parte di noi. Lo sport ci consente di tenere tutto insieme”. Per Alessandro Rizzo, master coach e ideatore del metodo AMA, “bisogna prendersi cura del proprio corpo e delle proprie abitudini. Se non sto bene, non posso aiutare il prossimo. E il leader deve essere tale con l’esempio”.
La seconda tavola rotonda “Anima, corpo e movimento: lo sport, luogo educativo di ricerca interiore” ha avuto luogo nella giornata di domenica 19 maggio. Emanuele Blandamura, ex pugile campione d’Europa, mental coach, consigliere Opes e ambassador FPI, ha parlato della sua esperienza sul ring e fuori: “Serve un rapporto intimo con noi stessi: grazie al percorso che ho fatto ho capito quanto è importante la fede, che è stata il collante tra lo sport e quello che ho creato”. “La prima parola che lego a sport e ricerca interiore è il bisogno di comunità”, ha affermato Don Francesco Preite, Presidente di Salesiani Per il Sociale e referente CNOS per le PGS. “L’età dell’adolescenza è un’età fragile, bisogna creare contesti nei quali questa fragilità venga superata e rimossa. Dare il meglio di sé permette di entrare in contatto con la propria interiorità”, ha spiegato Suor Manuela Robazza, Presidente CIOFS-FP. Tra i relatori anche il Vescovo di Rimini, Nicolò Anselmi: “Mi è piaciuto fare sport, anche se non sono stato un campione. Lo sport assomiglia alla vita ed è parte di essa: nello sport ci si diverte, ma si soffre anche. Quando si viene sconfitti bisogna riconoscere che c’è qualcuno che si è allenato meglio”. “Creiamo comunità mettendo al centro la famiglia per costruire ponti”, è la sintesi offerta da Ruggiero Russo, Responsabile dell’Area Progetti PGS, alla presenza della Vicepresidente PGS, Francesca Da Re. Una lezione per il futuro, tenendo sempre a mente l’insegnamento di San Giovanni Bosco: “L’educazione è cosa di cuore”.